DISMISSIONI
Abbandono, dismissione e recessione VS
riuso, rigenerazione e riattivazione dei territori costieri

In linea con le prime due pubblicazioni dedicate allo studio dei fenomeni che stanno interessando le coste del mondo (erosioni e nuove forme di turismo), la rivista internazionale SEASCAPE, in occasione dell’uscita del terzo numero, seleziona contributi che riguardino le reazioni ai processi di dismissione dei territori litoranei, come occasione per nuove sfide progettuali, ambientali, tecnologiche, sociali e culturali.
La partecipazione è aperta a docenti, ricercatori, studiosi, tecnici e professionisti. Ogni abstract, da candidare secondo le indicazioni riportate di seguito, sarà oggetto di una prima selezione finalizzata all’individuazione delle proposte da sviluppare in articoli estesi da sottoporre al processo di double blind peer review. Agli autori degli abstract selezionati verranno inviate le indicazioni utili per procedere alla stesura dell’articolo completo che sarà sottoposto a valutazione in forma anonima da parte di due revisori selezionati tra i membri del Comitato Scientifico della rivista ed esterni ad esso.
La valutazione dei contributi finali verterà su: attinenza del contributo al tema della call; originalità dei contenuti; metodologia adoperata ed eventuale innovazione apportata alla ricerca; struttura, chiarezza e linguaggio dell’esposizione.
Modalità di partecipazione
Per partecipare alla Call for abstract è necessario inviare una proposta in lingua italiana o in inglese (una sola per candidato e obbligatoriamente in inglese per gli stranieri) nei tempi indicati e seguendo il format così strutturato (scarica qui il format):
– Titolo (100 battute max),
– Sottotitolo (150 battute max),
– Ambito di indagine (01/02/03),
– Abstract (2500 battute max)
– 2 immagini facoltative con didascalie (immagini libere da copyright o accompagnate da permesso di
pubblicazione richiesto agli autori delle stesse).
L’abstract va inoltrato all’indirizzo di posta elettronica editorial.seascape@gmail.com con oggetto “Abstract-
Seascape 03-Cognome”. Eventuali proposte inviate con altre modalità saranno escluse dal processo di
valutazione.
Il tema
Intesa come un processo e/o come uno status, la “dismissione” è una condizione che denota un ambiamento netto eppure mutevole. È un’esclusione da qualcosa che esisteva e funzionava in un recente passato. Una revoca del regime o della natura di un oggetto causata da un’azione potente e solitamente irreversibile.
Nelle pratiche che riguardano lo spazio, alla scala del paesaggio così come a quella della città e delle sue architetture, si può immaginare che un evento che innesca una dismissione produca una serie di trasferimenti di diverso tipo. Si tratta dapprima di un trasferimento funzionale (lo spazio perde il suo uso e ne acquista un altro), in seguito formale (modifica i suoi caratteri fisici per assecondare il nuovo uso), in alcuni casi strutturale (in proporzione alla dismissione anche l’apparato di sostegno, in questo caso di un’architettura, è soggetto a variazione) e, infine, tipologico (il trasferimento modifica il significato dello spazio attraversato dalla dismissione e ne converte il genere). Nell’insieme di questi trasferimenti, si genera il margine del progetto.
Già ampiamente impiegato nelle grandi ondate di riconversione della fine del secolo scorso, lo strumento della dismissione chiama il progetto contemporaneo a una revisione delle sue tattiche, specialmente nel trattamento delle coste e delle fasce di confine tra terra e mare.
Formulati negli USA a fine Novecento, i celebri waterfront projects derivati dal cosiddetto Modello Baltimora, brevettavano il primo esempio di waterfront post-industriale dismesso. In seguito esportati in Europa (a Londra, Glasgow, Barcellona, Genova, ecc.), tali pratiche mostravano i loro limiti: Dirk Schubert, tra gli altri, ha sostenuto che il cosiddetto “do a Baltimore” fosse più che altro una speculazione immobiliare che portava alla realizzazione di spazi in serie, waterfront clonati e pressoché identici in termini di programma funzionale e disegno urbano. Nei decenni a seguire, questa mentalità si riproponeva anche in assenza di grandi dimissioni portuali: il suo schema si cristallizzava nella convinzione che per risolvere gli spazi tra mare e terra fosse indispensabile rimuovere la macchina nociva (il porto) e consegnare alla città una versione ripulita dell’infrastruttura operativa.
Alla luce di ciò, la ricerca contemporanea sul tema della dismissione non risiede solo nell’operare un trasferimento funzionale (a titolo di esempio, da porto attivo a porto turistico), ma nell’innescare un ben più
ampio ed eterogeneo progetto, in grado di tenere in considerazione l’estensione fisica e concettuale di un meccanismo trasformativo di tale calibro e, al contempo, di mettere in valore i caratteri originari peculiari dell’oggetto o dello spazio dismesso. Non ultimo, la ricerca ambisce a trattare e indirizzare, da un lato, le dismissioni in cui tutt’oggi coste e porti si trovano sospesi a causa dell’evoluzione richiesta da gestioni e riconversioni a lungo termine, dall’altro, quelle dismissioni che il porto contemporaneo attivo e altamente specializzato continua a innescare nel suo funzionamento quotidiano.
Da questi presupposti, il terzo numero di Seascape rivolge lo sguardo critico verso processi di dismissione e
casi di patrimonio dismesso capaci di intrecciarsi con la dimensione evolutiva dei litorali contemporanei, luoghi di sfide ambientali, tecnologiche, sociali e culturali. Il tema si offre per essere articolato in una dimensione multi-scalare, cioè che attraversa la scala vasta dei sistemi litoranei, si materializza in maniera diffusa nelle città e nei segmenti costieri per consolidarsi in singoli manufatti architettonici. In questa evoluzione, il tema della dismissione come processo e del dismesso come prodotto evidenza tre ambiti di indagine, diversi per scala, impatto e diffusione ma complementari in materia di ragionamenti critici e applicazioni progettuali.
Ambito 01 – Architetture dismesse: rigenerazione del patrimonio litoraneo
Il primo ambito di indagine riguarda le architetture della città portuale contemporanea, cioè l’insieme, eterogeneo ma compatto, di manufatti che nel quadro attuale abitano il confine fisico e amministrativo che divide e insieme connette terra e mare, la città e il porto. Che si tratti di residui del porto emporio ottonovecentesco o di architetture ancora in funzione, tali manufatti definiscono un paesaggio peculiare in cui il ritmo dei volumi, l’alternanza di pieni e vuoti, la disposizione delle bucature, il profilo della copertura, le connessioni tra i manufatti sono tutti progettati in funzione di esigenze operative. Non solo oggetti isolati, bensì frammenti di un unico sistema architettonico, industriale e urbano, anche nel contesto attuale tali architetture, costituiscono un sistema riconoscibile di area vasta, una sequenza lineare di macchine operative incardinata sulla linea di confine e in diverso stato di dismissione e utilizzo. Oggetto di processi di dismissione (portuale e industriale, ma anche connessa a ragioni ambientali o urbane e sociali), queste architetture subiscono azioni che ne alterano non solo il programma funzionale ma soprattutto gli aspetti formali, strutturali, materici e, di fatto, identitari.
Lontano dalle superate esperienze di dismissione e riconversione di fine secolo, si richiede l’invio di contributi che riflettano criticamente su esperienze di ricerca contemporanee, repertori di esempi notevoli, proposte progettuali in corso, ecc., di dismissioni alla scala dell’architettura. Particolare attenzione sarà rivolta alle azioni messe in atto nel processo di revoca e attribuzione di nuovo senso alle architetture, così come alle tattiche di riattivazione dei contenitori un tempo operativi e alla definizione di un sempre più plurale concetto di patrimonio litoraneo.
Ambito 02 – Segmenti costieri dismessi: nuove morfologie tra natura e artificio
Al secondo ambito di indagine potranno essere candidate riflessioni che riguardano le dinamiche di dismissione e trasformazione del costruito costiero alla scala dell’architettura ma soprattutto a quella del territorio, con una declinazione che trascende il mero progetto rigenerativo ed evidenzia, invece, particolari possibilità e nuovi risvolti della forma del paesaggio contemporaneo.
Gli oggetti disseminati lungo i segmenti litoranei hanno da sempre costituito materia prima per operazioni di lettura, riscrittura, misurazione e codificazione delle coste in antesignane interpretazioni contemporanee del paesaggio in cui la morfologia di oggetti artificiali e naturali concorreva decisivamente alla definizione di portolani e carte nautiche. Il forte trend di dismissione infrastrutturale costiera, dovuto all’obsolescenza di impianti portuali, di lavorazione delle materie prime, di presidi militari, ma anche alla presenza di relitti di piccola, media e grande taglia di edilizia privata e alberghiera, può rappresentare una notevole opportunità di ripensamento, a partire proprio da sistematici esercizi di osservazione, percezione e risignificazione di gran parte dello stock edilizio costiero in termini di nuovi portolani per la riappropriazione di un territorio identificabile, condiviso e partecipato. Silos, gru, ciminiere, torri, depositi pensili, tralicci, scheletri di edifici, stabilimenti, ecomostri, se opportunamente riletti e manipolati nel quadro contemporaneo, potrebbero divenire elementi di un nuovo vocabolario del paesaggio costiero contemporaneo, scongiurando il destino, piuttosto consolidato, della demolizione inevitabile, molto spesso ulteriore indesiderato contributo del settore della costruzione alla produzione di rifiuti difficilmente smaltibili.
Ambito 03 – Sistemi litoranei dismessi: infrastrutture, emergenze e presidi tra linea di costa e aree interne
La linea di costa non può essere presa in considerazione come elemento a sé stante. Il litorale è morfologicamente e infrastrutturalmente connesso a emergenze e aree interne del territorio che si affacciano sul mare. Con il terzo ambito del numero a carattere monografico, si intende raccogliere segmenti di ricerche, teorie, focus e progetti che censiscono e indagano la presenza di infrastrutture, emergenze e presidi di collegamento e interazione tra le aree interne – hinterland, piattaforme logistiche, retroporti, centri minori, comunità intermedie – e la costa. Interessati da processi di dimissioni già avvenuti, in fase avanzata o in previsione, tali episodi, minoritari per quantità e intuitivamente meno appariscenti degli accertati ed evidenti eyesore costieri, svolgono e potrebbero svolgere, invece, un ruolo strategico cruciale nella riformulazione del territorio litoraneo, andando a costituire blue, green e grey infrastructure di connessione territoriale. Idrovie mai ultimate, sistemi di trasporto delle merci divenuti obsoleti, sopraelevate cadute in stato di abbandono, sistemi di discariche in post-gestione (una tipologia di dismissione controllata), torri di avvistamento, fari, nuclei storici che già nella loro origine costituivano sistemi correlati e molti altri segni artificiali che incidono la geografia prossima alla costa sono, infatti, dispositivi territoriali che permettono riusi e riformulazioni che spaziano dalla land art alla progettazione di presidi ambientali per la riattivazione dei metabolismi del territorio.
Costi
Gli articoli selezionati saranno pubblicati previo versamento di una quota simbolica. Per i costi, visitare la pagina https://seascape.it >> > Pubblica con noi
Tempistiche
– Sabato 10 dicembre 2022_ Scadenza consegna abstract
– Sabato 17 dicembre 2022_ Comunicazione dei risultati per avviare la scrittura dei contributi da sottoporre a double blind peer review
– Sabato 18 marzo 2023_ Scadenza consegna degli articoli estesi
Per informazioni
editorial.seascape@gmail.com
direction.seascape@gmail.com
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